L’allenatore spirituale e la legge delle tre A

Chi lavora con gli altri, mettendo a disposizione le proprie competenze ed esperienze, deve poter offrire un servizio di qualità, rassicurante e fattivo, affinché le persone che si affidano, sentano che, attraverso il suo apporto e il suo sostegno, possono migliorare la propria vita e persino risolvere alcuni problemi.

Perché ciò accada, deve essere chiaro che bisogna operare in modo che la persona abbia una nuova visione, sia incoraggiata a cambiare, a mettersi in gioco, a prendersi le proprie responsabilità e agire con determinazione per migliorare la propria vita.

Dal canto suo, l’allenatore spirituale o spiritual life coach, deve agire attraverso quelle che io ho chiamato “la legge delle tre A”.

Accoglienza, Ascolto, Attenzione.

Accoglienza: non si tratta solo di un ambiente armonioso, gradevole e rassicurante: c’è ben altro. La persona si deve sentire ascoltata, nel vero senso della parola, deve percepire il feeling che si crea tra lei e il coach, deve sapere che non sarà mai giudicata ma sostenuta, assistita e incoraggiata nel cambiamento.

Ascolto: spesso le persone non si sentono ascoltate sia nel loro ambiente familiare che nel sociale. A volte si sentono sminuiti e non compresi nei loro problemi.  Sentire che si può ottenere un ascolto privilegiato, senza pregiudizi, dedicato ed attento, consente alla persona di poter contare su un supporto determinante e nel contempo empatico.

Attenzione: La totale attenzione che per definizione non può mancare, è uno strumento anche per il coach per capire al meglio quali sono le problematiche ed incoraggiare ad esprimersi senza remore e senza timori. Il nostro supporto è fattivo, quando si crea una collaborazione con chi si affida a noi, perché ci aiuta a capire al meglio le tematiche e aiutarlo a  migliorare o incrementare le sue capacità di reazione alla vita quotidiana.

In sintesi:

Accoglienza: sono totalmente a mio agio

Attenzione: sento che posso esprimermi liberamente

Ascolto: so che verrò capito e incoraggiato nel cambiamento.

Ricordiamoci, infine, che il ruolo dell’allenatore spirituale non è quello di” risolvere i problemi” ma di aiutare a vedere nuove possibilità, nuovi modi di agire per sviluppare una comprensione maggiore nella relazione con gli altri.

Se si ottiene ciò, in coscienza si può dire di aver fatto un buon lavor0: ci sarebbe una quarta A = amore. Ma ciò non è in discussione, perché chi fa il proprio lavoro con passione lo fa anche con Amore.

Love and light. Surabhi

 

 

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